La storia della PGS Concordia si intreccia profondamente con la storia di quella parte di quartiere di Borgo Milano, che occupa la zona verso Nord, da metà circa di Corso Milano fino alla “ferrovia”, quindi al limitare di San Massimo. All’inizio degli anni ’70, la città si fermava lì, a metà borgo Milano; dopo, c’erano alcune strade non asfaltate, casematte residue della guerra, l’Istituto Salesiano San Zeno, alcuni gruppetti di case e il “fortino”, la zona residenziale a ridosso della ferrovia.
I progressivi nuovi insediamenti abitativi crearono l’esigenza di un centro di riferimento, sia spirituale-religioso, sia ricreativo-sportivo.
In quegli anni venne nominato parroco della nuova parrocchia di San Domenico Savio, Don Antonio Bergamin; pastore illuminato, aperto al dialogo e alla comunione con tutte le persone e attento ai bisogni sociali del periodo. Da parte laica, venne ad abitare in quartiere il sig. Guido Bonadiman, uomo eclettico, imprenditore prima maniera, grande appassionato di calcio. Il sig. Guido, già Presidente della società di calcio Olimpia Montorio, era in quel tempo dirigente del Chievo (società dilettantistica che da lì a poco avrebbe iniziato la scalata al calcio professionistico). L’incontro fra Don Antonio e Guido Bonadiman fu come aprire una bottiglia di spumante; le idee uscivano veloci, i sogni galoppavano. Ne scaturì l’esigenza di fondare una società di calcio, anzi, una Polisportiva. Il nome fu semplice: Concordia ! un nome a suggello dell’incontro di molte persone nuove che venendo ad abitare in quella zona, si trovavano a costruire un nuovo borgo. Non a caso il giornalino della Parrocchia si chiamò “Costruire Insieme”. La società doveva fare capo ad una organizzazione riconosciuta dal Coni; cosa di meglio che affiliarsi alle Polisportive Giovanili Salesiane ? Da qui PGS Concordia, che nel suo statuto inserì come obiettivo “formare buone persone e buoni sportivi”.
Occorreva pensare ai colori sociali. Un grande amico e collaboratore di Guido, il sig. Francesco Biasin, aveva un figlio, promessa del calcio, che era appena stato “ceduto” dal San Zeno alla Fiorentina; in omaggio a questo fatto, fantastico per l’epoca, venne scelto il colore viola della Fiorentina quale colore sociale della nuova società.
Da lì in poi, da ogni angolo di bordo campo si trovasse, alto si sarebbe levato e udito l’incitamento “Ale’ ale’ Concordia; alè alè Viola” di Francesco Biasin, che ancora molti ricordano.
E’ stata una lunga storia di vita, di sport, di legame con la Parrocchia, quella iniziata nel 1980 con la fondazione della Società. Si sono succeduti uomini di coraggio e intraprendenza, uniti dall’amore per lo sport e i giovani. Fra i tanti meravigliosi compagni di viaggio, ricordo Roberto Maimeri, infaticabile segretario di cui raccolse poi il testimone Gianfranco Guerra; l’impareggiabile tutto-fare Guglielmo Fiorini, i presidenti Luigi Faccini e l’attuale inesauribile Marco Giavoni, tutte persone instancabili, per i quali non è mai esistita la parola “non si può fare”, ma solo “Forza Viola”.
Claudio Bonadiman